mercoledì 21 febbraio 2018

Miss Sloane

Annichilire, annientare.
Ovvero ridurre al nulla.
La paura più grande.
Al punto da tenerti incollato alla poltrona a qualunque costo oppure a accettare l'ennesima sfida tra lobbisti. Così giusto per avere occupata la propria vita. Per non vedere cosa si nasconde dietro quella maschera. Il prosopon da cui deriva persona e personalità. La foglia di fico da indossare per celare quel vuoto insopportabile da sempre dietro l'angolo pronto a tirarti un agguato al momento opportuno. Una vera lobbista sa calare il proprio asso quando tutti gli altri hanno scoperto le carte. Dopo una continua escalation di successi la sfida più impegnativa. L'ultima. Per non essere sorpresa. La sfida con la vita e il suo potere di annichilire per trasformare in altro. Non accettarla e lasciarsi travolgere dal flusso vitale, dal dinamismo esistenziale incancrenendosi in un ruolo, la vera sconfitta. Smettere di resisterle, abbandonarvisi piuttosto, confondendovisi, l'unica soluzione. Anche a costo di tornare a essere nessuno. Via tutte le maschere. A questo livello non è più sufficiente vincere l'agone dialettico. Non importa più essere vincitore o perdente. Comunque si riproduce coattivamente quella logica perversa. È tutto il sistema a essere marcio. Fin nelle strutture generative più profonde. Non è nemmeno sufficiente mascherarsi dietro il paravento del bene contro il male. Anch'esso strumentale a tale logica. Alla fine non conta più da quale parte stai. Nel gioco drammatico della fuga dal ni-ente conta solo vincere per continuare a essere qualcuno. Per sfuggire a quella normalità tutto azzerante.
Far implodere tutto.
Arrestare il meccanismo non prima di averlo messo a nudo.
Lasciandosi poi crollare addosso tutto il tempio con i filistei.
Questa l'ultima sfida.
La più grande.
Per non esserne più connivente.
Per tornare a dormire la notte.
Per ridare a quel miss un valore più autentico.
Alla fine cosa rimane.
Cosa si cela dietro quella normalità da tutti evitata come la peste.
Ma prima bisogna disintossicarsi fin nel profondo.
Questa volta la vittoria ha un sapore amaro.
Lo sguardo fisso dopo il terremoto, non lascia trapelare nessun entusiasmo. Ad attendere Sloane c'è l'arresto, la pena certa da scontare. La via stretta dove purificarsi prima di conquistare la libertà.
Anche in questo caso nulla di scontato.
Cosa la attende là fuori una volta uscita?
Non basta più essere una mossa avanti al proprio avversario se questo si annulla per diventare imprendibile, indefinibile, inconsistente. Lo smarrimento il costo di vivere nell'incertezza della banalità quotidiana. Di fronte alla vita nuda. Da saper prendere così. Come viene.
Una volta usciti cosa fare?
Da dove ricominciare?
Dove andare?
Ecco salire lungo la schiena una certa vertigine.
Fino a paralizzarti.
Lo sguardo fisso verso l'ignoto.
Il volto senza più riflettere nulla se non quello smarrimento.
Ecce Sloane.

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